giovedì 24 novembre 2016

Di maleducazione a altre paludi

Quando penso al perché ho riesumato il mio blog non riesco a trovare una risposta definitiva. In realtà penso solo che sia una necessità mia di buttare su carta (in questo caso virtuale) tutto quello che mi passa per la testa. 
Un'amica (Annalisa un giorno ti stuferai di psicoanalizzarmi!) mi ha chiesto se per questo non sarebbe meglio un diario da tenere sotto il letto e forse ha decisamente ragione lei: i miei sproloqui a chi mai potrebbero interessare? Però ci sono due importantissimi fattori che non posso sottovalutare:

  1. Sono fondamentalmente un'egocentrica (profondamente insicura ok ma pur sempre egocentrica) e mi piace avere una finestra di dialogo sempre aperta.
  2. Mi piace, no è riduttivo, amo, il brivido che precede la pubblicazione di ogni post/articolo/quello che è. E' lo stesso che penso provi Gaia (aka la Tiranna) ogni volta che sale sul palcoscenico per uno spettacolo a teatro. Siamo fin troppo uguali io e lei. 

E poi c'è un terzo punto assolutamente da non sottovalutare: certe cose vanno condivise. A maggior ragione se sono perle di idiozia umana, in modo che i posteri, un domani quando saranno alle prese con un'estinzione di massa potranno pensare al "è dai insomma ce lo siamo meritato!" piuttosto che al castigo divino. 

Periferia nord di Trento, interno di un piazzale privato, sera tardi. Scendo dalla macchina con Gaia dopo che sono andata a prenderla dall'allenamento di pallavolo, Nel piazzale (ripeto privato del condominio in cui vivo) noto un giovine con grosso cane al seguito, li guardo e non li riconosco (abito qui dalla nascita, so vita morte miracoli di chiunque sia passato per questo selciato) e quando il cane si accuccia per fare pipì non riesco a trattenermi dal chiedere "Scusa. Lo sai che questo non sarebbe il posto per far fare i bisogni ad un cane?" "Ah si ma cosa devo fare se si ferma! Mica posso impedirglielo!" Il che è vero, penso. E se è un inquilino della casa che non ho mai notato che sta tornando dal parco (va detto che abbiamo un parco che oserei definire esagerato dall'altra parte della strada con un'area cani grande come un campo da calcetto) può accadere. Quindi chiedo "Abiti qui?" "Si" mi risponde "Dall'altro lato della strada!" "Quindi non qui" faccio notare. E lui "che fastidio ti da? La pipì è acqua, e poi piove il parco è pieno di fango e allora vengo qui!".
Ora il parco lo avevo attraversato con Samuel un paio di ore prima di ritorno dal supermercato. Abbiamo trovato terriccio, pozzanghere, quanche piazza decisamente fangosa, ma sabbie mobili insuperabili, io non ne ho notate. E sono piuttosto suscettibile all'argomento dopo aver visto Artax sprofondare nella palude della tristezza. 

Che ribattere? Si, avrei saputo cosa ribattere ma, come ho detto, avevo Gaia accanto a me e cerco di dare il buon esempio e comportarmi da persona civile. Lui se ne è andato convinto di aver ragione. Io sto meditando di lasciare un secchio di acqua sul balcone. Così è pronto da lanciare, nel caso dovessero ripassare e io decidessi di lavare al volo le tracce di pipì lasciate dal cane dei vicini. E se dovesse essere che accidentalmente anche questo ragazzo venga colpito. Mi spiace davvero, non lo avevo visto!

sabato 19 novembre 2016

Profumo di cambiamento nell'aria?

In un periodo transitorio, che più transitorio non si può, ci sono solo due cose da fare:

  1. Ci si lascia trascinare dalla corrente, che porta dove porta;
  2. Ci si rimbocca le maniche, si prende la situazione di petto, si decide che non esistono problemi ma solo sfide da superare, e si procede dritti fino alla meta.

lunedì 20 aprile 2015

Non chiamatemi buonista... perché non lo sono

Non sono una buonista, quando mi sono entrati nel camper l'anno scorso, sarei stata pronta a saltare al collo a quella ragazza che, con le braccia incrociate, mi guadava dal mio divanetto come fosse suo (cosa che in effetti avrei fatto se mio papà non mi avesse tenuto).
Ho ancora dei forti istinti omicidi nei confronti di quegli ignoti che mi hanno rubato la borsa sfondando il finestrino della macchina direttamente sul sedile di Gaia. 
E pure nei confronti di chi ci ha rubato le biciclette legate al camper giusto il giorno prima di partire per il mare. 
Non sono una buonista, a dire il vero sono pure piuttosto vendicativa, ci metto tanto a fidarmi delle persone e ci metto un secondo a metterci una croce sopra. Ho pochi amici che posso considerare tali e quelli che ci sono so che ci tengono a me, perché starmi vicino non è semplice; sono lunatica, permalosa, estremamente insicura, non accetto né complimenti (mi imbarazzano) né critiche (mi scoraggiano), mi dimentico le cose, sono disordinata e disorganizzata cosicché anche lavorare con me è un atto di fede.
Ma sono anche empatica, cerco di capire le persone. E credo nella bontà della gente fino a prova contraria. Penso che chi sbaglia debba pagare, ma giudico le persone in base alle azioni, non in base alla religione, al colore della pelle, o a cosa hanno votato alle ultime elezioni... anzi forse un pochino quello si, ma solo un pochino.
Penso che sia vero, queste cose un tempo qui non succedevano. Esisteva un tempo in cui potevo uscire di casa senza avere paura. Poi le cose sono cambiate, colpa degli stranieri? Forse. Di tutti gli stranieri? No. Ne conosco abbastanza per poter affermare che la probabilità di trovare brave persone tra gli stranieri sono più o meno le stesse di trovarne tra gli italiani. 
La verità che mi importa poco che uno sia italiano, straniero, o  proveniente dalla faccia nascosta dalla luna. 
Credo che la differenza che ci sia tra me e chi attraversa il mare su un barcone sia la nazionalità. Si perché io sono nata in un paese in pace. Io faccio parte della Unione Europea. Io se voglio "cambiare aria" perché quella che respiro qui non mi piace prendo il passaporto e parto. Nessuno me lo impedisce, se non la paura dell'ignoto.
Ma se ho paura dell'ignoto io, che posso viaggiare comodamente seduta su un aereo, o un treno, andando in bagno tutte le volte che ne ho bisogno, rinfrescandomi la faccia, aprendo un finestrino (chiaramente sul treno e non sull'aereo), facendo 2 passi per sgranchirmi le gambe. Io che una volta arrivata, prendo i miei bagagli, li posso caricare su un taxi, posso dormire in un albergo. Se ho paura dell'ignoto io, che potrei prendere un atlante aprirlo ad una pagina a caso e semplicemente partire.
Io che, gli unici limiti sono i miei.
Se ho paura dell'ignoto io che posso partire e ripensarci in ogni momento, perché tanto qui avrò sempre una casa, una famiglia, un tetto... una patria.. che paura deve avere chi sale su un barcone arrugginito che li porterà in un posto in cui non saranno mai accettati? Quanto disperata deve essere una persona per affidare la propria vita e quella dei propri figli a persone che li considerato alla stregua di bestiame?
Il 29 aprile Gaia andrà in città con tutta la sua scuola, insieme a tutte le altre scuole trentine, per la manifestazione "Trento, una città per la pace". Ascolta le canzoni che parlano di fratellanza, mi dice che il mondo è di tutti i colori, mi parla dei disegni che stanno preparando, Mi ha detto che lei ha disegnato un bambino italiano che stringe la mano ad un bambino cinese. Mi dice che ci sono posti in cui c'è la guerra, posti in cui "i bambini non stanno mica tanto bene". Mi dice queste cose ma non credo che le capisca sul serio, lei vive nel suo piccolo mondo in cui un bambino cinese è appena arrivato a scuola ed è stato adottato da tutti, un piccolo mondo in cui A. un bambino palestinese viene chiamato dai compagni "l'artista" perché è il più bravo a disegnare. In cui E. che si è appena trasferita dall'altra parte della città, ha fatto un lungo viaggio e chissà se la rivediamo più. Lei vive in un piccolo mondo in cui italiani, albanesi, rumeni, arabi e cinesi si stringono la mano. Come glielo dico che fuori dalla scuola non è così? 
Come glielo spiego che troppe persone sono contente che un barcone arrugginito si è rovesciato? Come glielo spiego che la pace in cui crede tanto non esiste?
No, non sono buonista. Non credo che tutte quelle 700 o più persone che sono morte su un barcone arrugginito fossero tutte persone buone. Ma sono persone che sono vissute e morte tra l'indiffernza, e questo non rende noi, persone migliori di loro. 

venerdì 10 aprile 2015

La bottiglia

Interno cucina, ora 19.00 la famiglia, vittima di una trentinità di cui non si libererà mai, sta cenando. Dicono che peggiora invecchiando, infatti ci sono stati momenti nella nostra giovinezza in cui abbiamo infranto ogni regola sociale e abbiamo cenato a orari inauditi. Tipo le 20.00... Ma sto divagando.

Dicevo
Interno cucina, ore 19.00 famiglia seduta a tavola. Mamma che ripete per 9355654646,6esima volta "Adesso mangiate?"
Bambini che osservano con troppo interesse una bottiglia di acqua minerale, quelle che usano con il gasatore
Tiranna: Sai mamma, questa bottiglia non si può usare sotto la doccia! C'è scritto qui.
Vichingo: No, mamma, non ascoltarle, queste istruzioni sono state scritte da persone molto maleducate, che buttano le bottiglie nell'acqua.
Perché nulla è come sembra. Sapevatelo sempre!

mercoledì 8 aprile 2015

Quella merenda che NON sa di buono

Qualche tempo fa eravamo seduti a tavola e stavamo studiando di menù sul calendario della scuola. "Oggi c'era arancia a merenda!" mi dice, e io conoscendo i suoi gusti (praticamente credo sia convinta di essere allergica a qualsiasi tipo di frutto le chiedo "e tu l'hai mangiata?" Titubanza "No" Pausa "mi è caduta nel bidone" "Come è caduta nel bidone?"
Ora non è che io creda che non sia possibile che degli oggetti all'apparenza inanimati si gettino di propria iniziativa incontro alla morte (sono stata testimone del suicidio del nostro telecomando dentro il lavandino pieno di schiuma) solo che volevo vederci un po' più chiaro.
"Mi è caduta mentre la stavo mangiando" Sul bidone?
"La stavo buttando e è caduta" Più credibile in effetti.
La volevo buttare, poi ci ho ripensato ma poi è caduta""Cosa!?!??!! 

Non è che abbia grosse regole, ci si rotola al parco,  non importa se si salta la cena, non sono assillante, ma una cosa è sicura "il cibo non si spreca". L'ho sgridata, poi l'ho sgridata, poi l'ho sgridata ancora. Poi nel dubbio l'ho sgridata un'altra volta. Perché non importa se salta la merenda e se la frutta non la vuole mangiare, ma almeno la deve portare a casa, che la mangia suo fratello.

Un paio di giorni dopo udienze, e sono entrata carica, pronta a recitare il mea culpa ammettendo di non essere riuscita a inculcare a mia figlia il giusto amore per la il cibo e soprattutto evitare ogni tipo di spreco.  Non riesco neanche a finire il discorso che appena dico la parola "frutta" le maestre mi guardano con sguardo colpevole esclamando "Non è colpa nostra" cosa? "noi non possiamo fare niente"cosa? "solo voi genitori potreste fare qualcosa" cosa??

La frutta della merenda è pessima: arance marmoree, mele acide (e suvvia siamo a Trento, le mele sono di casa!!), i kiwi compatti come una piccola pietra e le banane, le uniche amate da tutti i bambini, praticamente inesistenti.  Come se non bastasse, il tanto desiderato budino che compare occasionalmente è messo in coppette di plastica mezza colata a causa del calore.

E la situazione non è così solo nella nostra scuola, ma in tutte quelle della regione e pare anche in case di riposo e altre strutture che si affidano a questo servizio, Costa poco, pare.

Il brutto è che non ho ancora capito se possiamo fare qualcosa oppure no, d'altra parte è un appalto provinciale, ma se qualcuno sapesse come muoversi me lo potrebbe far sapere?

martedì 3 marzo 2015

Anni '80, Memole e il mistero della borsa piovuta dal cielo

Per colpa di Stefano Piffer che ho incontrato settimana scorsa negli studi di Radio Dolomiti (che un tempo trasmetteva dalla casa davanti alla mia e mia mamma ascoltava per una specie di campanilismo) mi sono ritrovata a pensare ai cari vecchi cartoni animati degli anni 80.

Perché? Perché Stefano ha prodotto (che termine di hollywoodiana memoria!) una serie di video da 5 minuti in cui racconta le scene salienti dei cartoni animati degli anni 80. Sono come le ciliegie: uno tira l'altro, non commettete l'errore di iniziare a guardarli! Anzi si commettetelo, che ne vale la pena!

Poi è un trentino come me, e lo ho scoperto grazie alle mie innate doti investigative e soprattutto ai vari indizi disseminati nei suoi video: diciamo la verità, Trento non è esattamente una metropoli, e se una persona la nomina tanto spesso o ci vive o ha dei gravi problemi. Ottime capacità deduttive, non trovate? 

Fatto è che guardando e scrivendo sugli anni '80, mi è tornata in mente una puntata di Memole dolce Memole. La ricordate vero? Quel folletto, con i piedi a monodito centrale
che con la sua astronave viene catapultato sulla terra e fa amicizia con una bambina malaticcia di nome Mariel che ha come (tata? governante? Domestica? Dama di compagnia?) la sorella acida della signorina Rottermeier? Ecco lei. 

C'era una puntata in cui Memole confeziona faticosamente una borsetta per Mariel, con le dovute proporzioni è come se io mi mettessi a cucire il pallone di una mongolfiera, ma tantì'è, lei ci riesce e fa pure un bel lavoro, mica come me che non riesco neanche ad attaccare un bottone! Ma come fa a portarlo a Mariel? La risposta arriva dalla sarta del villaggio che le spiega come fare le pieghe a pacchetto. E io che credevo che la Komdo avesse scoperto una cosa rivoluzionaria, invece è un chiaro esempio di plagio.


Come in ogni cartone che si rispetti però, c'è il colpo di scena: un'aquila, un colpo vento, un attacco di narcolessia (non ricordo) e il gufo che trasporta Memole a casa di Mariel rischia di precipitare (Huston, abbiamo un problema) e il fagottino cade in terra. Proprio nel cortile di Mariel, proprio in testa al boscaiolo/giardiniere della villa che, trovato questo pacchetti grande 2x3 centimetri (Komdo scansati!) lo raccoglie, lo osserva, si guarda intorno e decide di indire una riunione straordinaria con la signorina Rottermeier II. La quale, gli ordina di bruciare l'oggetto estraneo. Così il buon giardiniere si ritrova intento, in  una scena ricca di pathos, ad accendere un falò in giardino per incenerire una cosa grande come un pacchetto di cerini.
D'altra parte, chi non lo farebbe?

Tranquilli però, la stoffa della borsetta è di materiale ignifugo, e dopo essere passata indenne attraverso il  fuoco della devastazione, viene consegnata, senza una minima bruciatura (o una traccia di cenere) a Mariel.

Che, incurante del fatto, che ai tempi gli acquisti su e-bay non fossero ancora così gettonati, sfoggia la sua borsetta fregandosene della logica domanda che le potrebbe venire posta "ma quella cosa... da dove caspita arriva?"

mercoledì 27 agosto 2014

Caro comune.... ci ridai il nostro parco?

Questa voleva essere una lettera aperta sul sito del comune di Trento, ma purtroppo non trovo più la sezione, quindi scrivo qui, consapevole che una lettera privata andrebbe persa, misteriosamente sparita e non troverebbe una risposta.
Scrivo in merito al parco di Melta, quello grande bello, quello che si sta espandendo costruendo una ciclabile e un altro lotto che non voglio neanche sapere quanto verrà a costare a noi cittadini.
Era un bel parco, con i parcheggi protetti da sbarre che impedivano l'ingresso a grossi mezzi, camper e roulotte, poi circa 3 mesi fa queste sbarre nel parcheggio sono state tolte per dei lavori e mai più rimesse.
Così il parcheggio è stato occupato da camper e roulotte (non ho idea della provenienza dei proprietari di tali roulotte, perché sinceramente non mi sono mai soffermata a chiedere).
Quello che so è che il parco si sta spopolando, che le mamme hanno paura, che gli occupanti di questi mezzi usano e sporcano il bagno, prendono l'acqua della fontanella e scaricano i loro rifiuti (solidi e liquidi) dove dovrebbero giocare i nostri bambini.
Un paio di vigili interpellati da noi genitori e dagli abitanti della zona hanno detto di avere le mani legate e di non poter fare nulla. Quindi chiedo alle nostre istituzioni di difendere il diritto di gioco dei nostri bambini.
Il degrado del parco è costante, e visto che io lo considero parte integrante della mia vita cittadina mi dispiace enormemente.
Chiedo alle istituzioni: quanto costa rimettere la sbarra al parcheggio? Siamo consapevoli che ci sono altre spese in programma (come ad esempio il meraviglioso laghetto del parco che farà la felicità di tutte le zanzare della zona) siamo quindi anche disposti ad organizzare una raccolta per finanziare la spesa.
Credo che abbiamo tutti un'euro da investire nella sicurezza del nostro parco.
Trovo ironico che in vari angoli del parco siano comparsi dei cartelli che incitano alla cura dei nostri giardini e in concomitanza non si tuteli chi il parco lo frequenta. 
Passo per schizzinosa se dico che vedere bambini che usano i giochi senza biancheria intima mi fa venire voglia di abbandonare il parco? Penso di no, perché è quello che è successo: il parco sta per essere abbandonato dai suoi frequentatori abituali.
E' un parco che noi della zona amiamo molto, è un parco vivo dove i nostri bambini crescono insieme e dove interagiscono finita la scuola nelle giornate di sole. 
Mi spiacerebbe doverlo abbandonare.
Le domande che mi pongo e che hanno, credo, diritto ad una risposta sono le seguenti:
1.Quanto costa una sbarra e perché non è stata rimessa?
2. perché se io apro la finestra del mio camper sotto casa per poterlo riempire per le ferie senza soffocare dentro arriva polizia, carabinieri, finanza e gli Avengers a controllare cosa sto combinando?
3. QUANTO COSTA QUELLA CAVOLO DI SBARRA?!?!?!?!?!?!?!?!!?

Grazie per la disponibilità
Stefania